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martedì 28 ottobre 2008

La grande svolta.

E' da poco uscito in libreria l'ultimo lavoro di Paul Veyne, insigne studioso francese della Roma antica. In Quando l'Europa è diventata cristiana (312-394) Veyne racconta con una scrittura brillante e coinvolgente il passaggio dal paganesimo al cristianesimo dell'Impero Romano. La figura di Costantino, imperatore insieme visionario e pragmatico, megalomane e prudente, viene disegnata con la chiarezza e l'incisività che contraddistinguono solo i grandi della storiografia.
Scrive Veyne:

"Ho scritto questo libro contro me stesso. Sono totalmente miscredente e fra tutte le religioni quella che sopporto meno è proprio il cristianesimo. Ma da storico ho dovuto sforzarmi di non prendere partito né pro né contro. La cosa più difficile è stato capire cosa si ha nel cuore e nell'animo quando si è cristiani".

Un libro destinato quasi certamente a diventare un classico della storiografia. Da non perdere.

sabato 25 ottobre 2008

Wall street.

Oliver Stone girò il suo "Wall Street" nel lontano 1987 anticipando di pochi mesi,tra l'altro, un'altra grave crisi dei mercati finanziari. Già nel 1987 dunque i pericoli derivanti dall'attività di operatori finanziari senza scrupoli erano noti perfino al grande pubblico.
Non solo le successive presidenze di Bill Clinton e dei due Bush , ma anche due decenni di vertici internazionali, dibattiti tra grandi economisti, attività di banche centrali ed agenzie di controllo e rating, non sono riusciti ad evitare una crisi economico-finanziaria dalle conseguenze ben difficili da controllare. Perchè? Perchè gli uomini sono avidi e miopemente rapaci? Forse. Anche.
Ma soprattutto, semplicemente, perchè gli uomini, tutti, sbagliano.

domenica 19 ottobre 2008

Eisenhower. Un soldato per la pace.

Siamo alle ultime battute della campagna elettorale USA. In questa occasione ricordo Dwight D. Eisenhower. Generale comandante delle truppe alleate occidentali in Europa durante la Seconda guerra mondiale, guidò il vittorioso sbarco in Normandia al quale seguì la sconfitta della Germania nazista.
Eletto presidente degli Stati Uniti per il partito repubblicano nel 1952, fu successivamente rieletto e concluse la sua presidenza nel 1961. Durante la sua presidenza cercò con tenacia di costruire la pace tra le nazioni. Il suo Discorso d'addio alla nazione rimarrà nella storia come una delle più significative e nobili espressioni della democrazia statunitense.

"Un elemento vitale nel mantenere la pace sono le nostre istituzioni militari…. La congiunzione tra un immenso corpo di istituzioni militari e una enorme industria degli armamenti è nuova nell’esperienza americana… ma dobbiamo guardarci dalle influenze palesi e occulte esercitate dal complesso militar-industriale. Il potenziale per lo sviluppo di poteri che oltrepassano il proprio ruolo e le proprie prerogative esiste ed esisterà in futuro. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà o il processo democratico…"


venerdì 17 ottobre 2008

Sul lavoro. "Chi non vuol lavorare neppure mangi".

Il lavoro dev'essere (o tornare ad essere) sentito dagli individui come un valore in sé e come necessario strumento per il miglioramento delle condizioni proprie, della propria famiglia e della società intera. Ciò può avvenire soltanto se al volontario rifiuto dell'impegno lavorativo seguono svantaggi. Ma se il merito e l'impegno non sono premiati, se clientelismo e nepotismo dilagano, l'apatia o il cinico disprezzo di tanti giovani trovano il migliore degli alibi.
La regola dettata da san Paolo ai cristiani di Tessalonica, "chi non vuol lavorare neppure mangi" (Tessalonicesi 2 - 3,10), richiama alla indispensabile responsabilità individuale.
Bisogna però creare condizioni tali da consentire che questa responsabilità individuale sia percepita come giusta modalità del vivere in società.

sabato 11 ottobre 2008

Sulla libertà.



Oggi più del solito la libertà è sotto tiro, soprattutto nelle sue manifestazioni economiche, ma si addebitano ad essa colpe che non ha. E' ben noto infatti che la libertà nella società nasce e rimane vitale solo grazie ad una rete di regole, senza le quali conduce paradossalmente al suo contrario, cioè alla oppressione del debole a vantaggio del forte. Occorre dunque, nella minor misura possibile, limitare la libertà di ciascuno per assicurare pari libertà a tutti.
Allora individuare le regole necessarie ed assicurarne la vigenza significa creare o ripristinare la libertà, non distruggerla. Questo principio fondamentale vale per la libertà in tutti i suoi aspetti, anche economici.
Ogni rete di regole risulta davvero efficace solo quando di esse si ottiene un alto grado di osservanza spontanea. Qualcuno, in questi giorni convulsi, ha parlato della necessità di "spiritualizzare il capitalismo" per renderlo sostenibile. Al di là delle parole usate, di per sè mai davvero importanti, in questo modo si è appunto sottolineata la necessità che anche gli operatori economici si sentano responsabili delle loro azioni ed agiscano ispirando la loro condotta ad alcuni precisi principi morali.
Altrimenti cadrà un sistema di relazioni economiche che ha certamente consentito di raggiungere un benessere diffuso e non può essere ridotto alle sue distorsioni ed ai suoi vizi.

mercoledì 1 ottobre 2008

Ragione e vita.

"I lumi non fanno altro che rischiarare il cammino, senza fornire agli uomini la forza di percorrerlo" (Benjamin Constant)

La ragione critica contemporanea è consapevole dei propri limiti.
Fa della modestia la propria forza.
Ma per vivere in momenti difficili e fare la cosa giusta abbiamo a disposizione il patrimonio morale e religioso rappresentato dalla grande tradizione cristiana occidentale.
Chi non vuole rinunciare nè ai "Lumi" nè al Cristianesimo che vive nei secoli accolga operosamente questo proprio coerente desiderio.

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