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venerdì 30 luglio 2010

L' informazione militante. Purchè non sia la sola.


In una lettera a Lord Coleraine del 31 maggio 1970, che si può leggere in Karl POPPER, Dopo La società aperta, ed. 2009, pagg. 385 e 386, il filosofo austriaco scrive:

" Per motivi a me del tutto ignoti, la propaganda di sinistra ha ottenuto una vittoria in quasi tutti i Paesi occidentali che può essere definita solo come completa. Sembra che essi si siano accaparrato il monopolio nel controllo di tutti i "mass-media" (la loro orribile terminologia). Come ciò possa essere accaduto non so..."

Questo pare vero in larga misura anche oggi. Il giornalismo militante "liberal", progressista, mostra ancora una straordinaria capacità di costruire reti e collegamenti, di conquistare redazioni, ordini professionali, scuole di giornalismo.
Il primo organizzatore e l'insuperato maestro di questa forma di militanza è stato con ogni probabilità il vecchio Willi Munzenberg. Comunista tedesco al servizio dei sovietici, editore ed organizzatore apparentemente indipendente di movimenti, campagne propagandistiche ed eventi culturali, diffuse idee e visioni del mondo tuttora presenti e vive nella opinione pubblica delle democrazie occidentali. Molti, di solito senza sapere nulla di lui, oggi applicano ancora i suoi metodi ed adottano le sue tattiche.
Non è possibile separare i fatti dalle opinioni. Informare vuol dire inevitabilmente anche formare. Individuare i fatti rilevanti e presentarli in un modo piuttosto che in un altro è necessariamente il frutto di una scelta. Ogni giornalista informando tenta di convincere, di accreditare una lettura della realtà.
Ma il giornalista militante va oltre. Cerca di influenzare la vita politica, di aiutare o danneggiare politici o movimenti politici. Tenta addirittura di redigere l'agenda politica, di diventare l'effettivo titolare dell'indirizzo politico. La ricerca della verità viene in subordine. La verità è per lui solo un sottoprodotto eventuale, uno strumento di cui talvolta avvalersi.
Tutto sommato meglio il giornalista che cerca lo scoop per guadagnare di più e vivere nel lusso. E' meno pericoloso per la libertà. E qualche volta finisce pure per darle una mano.

martedì 20 luglio 2010

Cristianesimo e condizione femminile. I musulmani alla scoperta dell'Europa.




Quello dell'influenza del cristianesimo sulla condizione della donna occidentale è un tema controverso e lungamente dibattuto. Sembra però prevalere la convinzione che la religione tradizionalmente dominante in Occidente abbia svolto in quest'ambito un ruolo negativo. E' opinione comune che quindici secoli di egemonia cristiana abbiano costituito un lungo periodo di limitazione della libertà della donna, di lesione della sua dignità e di repressione sessuale. Ma è davvero così?
Almeno qualche dubbio fanno sorgere le testimonianze dei musulmani che hanno visitato l'Europa cristiana dal nono al diciannovesimo secolo, prima che il disincanto e la secolarizzazione che hanno progressivamente segnato gli ultimi duecento anni ed in particolare il Secondo dopoguerra mutassero di nuovo radicalmente costumi, visioni del mondo ed assetti giuridici. Il merito di aver raccolto e reso accessibili al grande pubblico queste testimonianze è del professor Bernard Lewis, uno dei più autorevoli studiosi dell'Islam e del Medio Oriente del Novecento. Nel suo I musulmani alla scoperta dell'Europa, ed. 2004, pagg. 351 e segg., Lewis scrive:

"Dall'esame dei libri di viaggio tramandatici, possiamo asserire che, fino al XIX secolo, i visitatori musulmani in Europa furono tutti, senza eccezione, uomini.
Tuttavia, la maggior parte di essi esprime qualche osservazione sul tema della donna e del suo ruolo nella società...: l'istituzione cristiana del matrimonio monogamico, l'assenza di norme sociali che limitino in modo sostanziale la libertà della donna e la considerazione in cui sono tenute anche dalle persone di elevato rango destano immancabilmente meraviglia, sebbene mai ammirazione, nei visitatori provenienti dalle terre islamiche".

"Un fatto che non poteva lasciare indifferenti gli osservatori musulmani sia dell'età medievale che dell'età moderna era, per esprimerci con i loro termini, la licenziosa libertà delle donne e la straordinaria mancanza di virile gelosia negli uomini"

"C'era un connotato della società cristiana che puntualmente sconcertava gli stranieri musulmani: il rispetto con cui venivano trattate le donne in pubblico. Evliya osserva:

In quel paese vidi una cosa straordinaria. Se l'imperatore incontra una donna per strada ed è a cavallo, si ferma e cede il passo alla donna. Se, invece, egli è a piedi e incontra una donna, si ferma in atteggiamento cortese. Poi la donna saluta l'imperatore ed egli si leva il cappello e si rivolge alla donna con deferenza e riprende il cammino solo dopo che ella sia passata. E' uno spettacolo straordinario.
In questo paese, come pure in altre terre degli infedeli, l'ultima parola spetta alle donne, che vengono onorate e riverite per amore di Madre Maria".

Di straordinaria importanza queste ultime parole di Evliya. Viene messo in rilievo il consapevole rapporto tra tradizione cristiana e trattamento riservato alla donna.
Le fonti musulmane qui citate rappresentano testimonianze certamente dirette a stupire il lettore. Ma la preoccupazione di sorprendere, di meravigliare, non le rende meno significative. Emerge un quadro sostanzialmente inaspettato, capace di porre in discussione più d'un luogo comune.

Bernard LEWIS, I musulmani alla scoperta dell'Europa, prima edizione, 2004.



sabato 10 luglio 2010

Soldi e politica. L'altra faccia della luna.


Molti italiani, soprattutto giovani, e moltissimi stranieri non riescono a capire come l'elettorato italiano possa aver determinato con il suo voto l'attuale assetto politico. Sembra difficile da comprendere una scelta che indagini della magistratura, conflitti di interesse e notevoli anomalie dovrebbero precludere.
In realtà basta raccontare qualcosa del rapporto tra soldi e politica negli ultimi decenni. La Repubblica italiana è nata nel 1946 come repubblica dei partiti, soprattutto di partiti di massa, costosi e distributori impenitenti di impieghi, prebende, sinecure. Fin da subito uomini politici e partiti hanno avuto bisogno di denaro, lo hanno cercato e lo hanno ottenuto. La situazione internazionale, la gestione pubblica di attività economiche e certi tratti della società italiana hanno reso piuttosto agevole tutto ciò.
Alcune date e qualche numero. Tra il 1974 ed il 1975 il parlamento si occupa del finanziamento dei partiti. Prevede forme di finanziamento pubblico e sanzioni penali per i finanziamenti fuori legge. Dunque almeno da questa data la magistratura può colpire sistematicamente il passaggio illecito di denaro ai politici ed alla politica, di cui si avvantaggia pesantemente anche il Partito comunista italiano.
Nel solo periodo dal 1973 al 1979, secondo la documentazione sovietica esaminata dal professor Zaslavsky, esso riceve dall' Unione Sovietica 32-33 milioni di dollari. Eppure, stranamente, per quindici lunghi anni la magistratura non riesce ad intervenire se non sporadicamente e con indagini a carico soltanto di esponenti della maggioranza di governo.
Pochi casi, non più di cinque. Tra essi qualche scandalo: il caso Lockheed, quello Italcasse.
Molto rumore, un presidente della repubblica sicuramente innocente, Leone, costretto vergognosamente alle dimissioni da una campagna di stampa e dalla richiesta del PCI. Ma, appunto, nulla di sistematico. Basti pensare che dal 1987 al 1992 alla Camera non giunse nessuna richiesta di autorizzazione a procedere per reati di questo tipo.
Quando arriva il 1989 tutto comincia a muoversi. Nell'autunno, quasi contemporaneamente, cade il Muro di Berlino ed il parlamento italiano con voto unanime approva un'amnistia per i reati di finanziamento illecito dei partiti. Colpo di spugna, con il consenso di tutti. Nessuno, o quasi, grida allo scandalo.
Pochi anni dopo, dal 1992 al 1994, la magistratura italiana scatena l'operazione Mani pulite.
Inchieste promosse dalle principali procure, con numerosi arresti ed estese indagini patrimoniali, portano alla scomparsa di interi partiti politici di governo, la DC ed il PSI prima di tutti.
L'ex PCI resta sostanzialmente indenne, toccato solo marginalmente dalle indagini, senza conseguenze di rilievo. Lo schieramento politico italiano è azzerato nella sua parte moderata. Una storia italiana, certamente non priva di contraddizioni, zone d'ombra, interrogativi senza risposte convincenti, anomalie.
Quando Berlusconi si propone nel 1994 gli elettori moderati non hanno più chi li rappresenti e si stanno abituando alle anomalie, alle non invidiabili peculiarità italiane. Da allora accettano un'anomalia che ai loro occhi appare una risposta inevitabile ad altre anomalie che non possono accettare.



Per questo scritto devo molto ad un libro breve ma importante, che già ho consigliato su questo blog: Ernesto GALLI DELLA LOGGIA, Tre giorni nella storia d'Italia.



venerdì 2 luglio 2010

Il vecchio e il nuovo nella Voce della Russia.


I rapporti della Russia con  gli Stati Uniti e i loro tradizionali alleati attraversano una fase di profondo cambiamento. Il presidente Obama ha parlato di "reset", di nuovo inizio. Ma il processo era già avviato prima della sua elezione e probabilmente sopravviverà alle vicissitudini della sua presidenza.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica e la dissoluzione dell'apparato ideologico marxista leninista i dirigenti russi hanno dovuto fronteggiare immensi problemi. Un'economia devastata, spinte centrifughe etnico-religiose, terrorismo, un'opinione pubblica caratterizzata da sentimenti nazionalisti ed antioccidentali, frutto in larga misura di decenni di martellante propaganda sovietica, l'enorme vicino cinese.
Le loro risposte sono state e sono incerte e contraddittorie, mentre gli Stati Uniti hanno gestito l'eredità di tanti decenni di dura contrapposizione faticando a comprendere nuovi limiti e nuove opportunità. Ma la convergenza di interessi e la consapevolezza della sua esistenza sembrano consolidarsi. Uno dei modi più diretti ed interessanti per misurare il nuovo e il vecchio è visitare il sito ufficiale della redazione italiana della Voce della Russia, radio internazionale di questo grande e composito paese.
Tra retorica stantia, stile burocratico, relitti di un pesante passato, troviamo dichiarazioni sorprendenti, resoconti di incontri inaspettati ed inusuali. Ci sono i nuovi contatti con il governo di Israele, i momenti di collaborazione con la NATO, l'impegno per salvaguardare simboli religiosi - il crocifisso - un tempo combattuti. E poi l'irritazione per alcune operazioni americane in ex repubbliche sovietiche ma anche l'impegno per contrastare l'avventura nucleare iraniana.
Non è irrealistico pensare di poter allargare il dominio di libertà e diritti non contro bensì insieme alla Russia. Ma occorre grande cautela. Medvedev e Putin vanno attesi alla prova dei fatti. Si comprenda però che una Russia allo sbando che imploda sotto il peso dei propri ritardi e delle proprie difficoltà non è mai stata e non è nell'interesse dell'Occidente.



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