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domenica 24 ottobre 2010

Victor Zaslavsky. Una vita per la libertà e la verità.

Il professor Victor Zaslavsky è nato a San Pietroburgo, allora Leningrado, nel 1937. Suo padre, professore di metallurgia, era un "vecchio bolscevico", cioè era entrato nel partito prima del 1917. Sua madre, medico, divenne membro del partito due anni dopo la rivoluzione d'Ottobre. Come altri bolscevichi del periodo rivoluzionario che riuscirono a sopravvivere al Terrore staliniano furono da questo duramente colpiti nelle convinzioni e negli affetti.
Victor Zaslavsky intraprese lo studio della sociologia quando già esercitava la professione di ingegnere minerario. Passò successivamente al lavoro universitario. Costretto ad emigrare con la sua famiglia si stabilì in Canada, ottenendone la cittadinanza. Insegnò in università statunitensi e canadesi. Negli ultimi anni ha insegnato sociologia politica in Italia. E' scomparso nel 2009. Sua moglie e collaboratrice è stata la professoressa Elena Aga Rossi, insigne storica dell'Italia contemporanea e della Guerra Fredda.
Si deve principalmente al professor Zaslavsky il recente profondo rinnovamento della storiografia relativa al Partito comunista italiano. Egli, avvalendosi della conoscenza del russo, sua lingua madre, dell'esperienza diretta della Russia sovietica e soprattutto della possibilità di consultare fondamentali documenti conservati negli archivi russi, ha riscritto la storia del comunismo italiano collocandolo in un contesto internazionale.
Alla luce delle direttive sovietiche e dei rapporti di forza tra le grandi potenze, le decisioni dei dirigenti comunisti italiani e le vicende del partito sono state rilette e ricostruite su basi nuove e realistiche, abbandonando l'impostazione apologetica prevalente nell'opera degli storici italiani.
A Victor Zaslavsky va anche riconosciuto il merito di aver posto con chiarezza il problema dell'eredità politica e culturale lasciata dal vecchio partito comunista italiano, nonchè di aver sollevato con coraggio la questione della responsabilità morale e politica dei dirigenti e degli intellettuali italiani che fino al crollo dell'Unione Sovietica ne hanno agevolato l'azione e favorito l'influenza.
Scrive Zaslavsky nel suo fondamentale "Lo stalinismo e la sinistra italiana" (pag. 8 e 39):

"Ci sono purtroppo numerosi indizi significativi che i conti con lo stalinismo non sono stati ancora fatti e che l'eredità totalitaria continua a pesare sulla società italiana. Ancora oggi persistono la cultura politica della divisione del mondo in due campi, la mentalità della lotta permanente che necessita di avere un "altro" come nemico; l'esagerazione dei contrasti e il rifiuto dell'azione politica bipartisan; la mobilitazione sociale costante, i cui tradizionali scopi, bersagli e metodi risalgono ai totalitarismi del secolo passato".

"Per l'insieme dei dirigenti politici e degli intellettuali si pone con tutta la sua gravità il problema della complicità con un regime totalitario. Stabilire il grado di questa complicità dovrebbe diventare uno dei compiti dello storico che, facilitato dalla distanza temporale e basandosi su documenti e su testimonianze, cerchi di arrivare a una sua imparziale valutazione".

In rete Zaslavsky si può leggere qui:


http://www.ideazione.com/rivista/1998/marzo_aprile_1998/agarossi_zaslavski_2_98.htm

http://www.loccidentale.it/autore/victor+zaslavsky


Tra le principali opere pubblicate in Italia di Victor Zaslavsky da segnalare il notevole Lo stalinismo e la sinistra italiana, già citato.
Poi Storia del sistema sovietico. L'ascesa, la stabilità, il crollo.
Quindi, con Elena Aga Rossi, Togliatti e Stalin - Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca.

Sempre validissimo, per uno sguardo approfondito sulla Russia del Novecento, é:

Mihail HELLER e Aleksandr NEKRIC, Storia dell'Urss. Dal 1917 a Eltsin.

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