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martedì 12 aprile 2011

Economicismo.

L'espressione economicismo (o economismo), pur essendo usata anche per contrassegnare preferenze e visioni morali, acquista particolare importanza nel dibattito sui fattori che determinano i processi storico-sociali, le vicende economiche e gli stessi sviluppi del pensiero umano.
Ha scritto Karl Popper in Congetture e confutazioni, 2000, pagg. 564 e 565:

"...sono convinto che l'economicismo di Marx - l'enfasi da lui posta sullo sfondo economico quale base ultima di ogni sorta di sviluppo - è sbagliato e di fatto insostenibile. Ritengo che l'esperienza della realtà sociale mostri chiaramente che in determinate circostanze l'influenza delle idee (rafforzate magari dalla propaganda) può superare in importanza e sostituirsi alle forze economiche. Inoltre, concesso che è impossibile comprendere compiutamente gli sviluppi mentali senza comprendere il loro sfondo economico, è almeno altrettanto impossibile comprendere gli sviluppi economici trascurando, per esempio, lo sviluppo delle idee scientifiche o religiose".

Ideologie, teorie scientifiche e religioni sono opere della mente umana, seppure non progettate da singoli individui. Anche se non incarnate in oggetti fisici producono effetti nella realtà e devono quindi essere considerate reali. Nella tripartizione istituita da Popper appartengono al "Mondo 3", quello, appunto, " dei contenuti di pensiero, o per meglio dire, dei prodotti della mente umana" (L'Io e il Suo Cervello, vol. I, 1982, pagg. 52 e segg.).

Uno straordinario esempio di influenza determinante di fattori non economici è stata autorevolmente considerata la rapida espansione araba del VII secolo. Henri Pirenne, tra i massimi esponenti della storiografia europea del Novecento, studioso incline alle indagini quantitative e attento ai fattori economici, nel suo Maometto e Carlomagno, parte seconda, capitolo primo, ha scritto:

"La conquista araba, che si scatena contemporaneamente sull'Europa e sull'Asia, non ha precedenti: la rapidità dei suoi successi può essere paragonata soltanto a quella con cui si costituirono gli imperi mongoli di un Attila, o, più tardi, di un Genghiz Khan o di un Tamerlano. Ma quelli furono tanto effimeri quanto la conquista dell'Islam fu duratura. Questa religione ha ancora oggi i suoi fedeli in quasi tutte le terre in cui si era imposta sotto i primi califfi. La sua diffusione fulminea è un vero miracolo paragonata alla lenta espansione del cristianesimo.
Di fronte a questa irruzione cosa sono le conquiste, tanto a lungo arginate e così poco violente dei Germani che dopo secoli riuscirono appena a rosicchiare i confini della Romania?"

"Tutto questo si spiega senza dubbio con l'imprevisto, con lo smarrimento degli eserciti bizantini disorganizzati e sconcertati di fronte a un nuovo modo di combattere; con il malcontento religioso e nazionale dei monofisiti e dei nestoriani di Siria, ai quali l'Impero non vuol fare alcuna concessione; col malcontento della Chiesa copta d'Egitto e con la debolezza dei Persiani.
Ma tutte queste ragioni non sono sufficienti a spiegare un trionfo così assoluto. L'immensità dei risultati conseguiti è sproporzionata rispetto all'importanza del conquistatore".

Evidentemente l'entusiasmo religioso ha svolto un ruolo decisivo. Va insomma sottolineata l'importanza di ideologie, teorie e visioni religiose nella spiegazione storica. La storia delle idee rappresenta una componente fondamentale della ricerca storica. Per il Novecento in particolare sono da citare Francois FURET, Il passato di un' illusione e Robert CONQUEST, Il secolo delle idee assassine.




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