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domenica 31 luglio 2011

Debito pubblico. Articolo 81: la costituzione tradita.


"Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.

L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.

Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese.

Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte".

Dunque, secondo la costituzione italiana vigente, ogni legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte.
Quale è la ratio della disposizione? Cosa vuol dire "indicare i mezzi per farvi fronte"?
La dottrina costituzionalista circoscrive il ruolo dei lavori preparatori ma, in questo caso, i lavori dell' Assemblea Costituente, con gli interventi di Einaudi, Mortati e Vanoni, indirizzano l' interpretazione in modo univoco. Lo scopo della norma è quello di limitare la produzione di leggi che importano nuova o maggiore spesa pubblica, soprattutto di iniziativa parlamentare.
Se questa è la precisa ratio della parte dell' art. 81 qui discussa, diventa inevitabile adottare un' interpretazione rigorosa dell' espressione "indicare i mezzi per farvi fronte".
Essi devono essere costituiti da proventi tributari o da entrate extratributarie quali il corrispettivo della cessione di beni pubblici o utili distribuiti da imprese in mano pubblica.
E' invece vietato il ricorso a prestiti o all' emissione di titoli di debito pubblico, in particolare a medio/lungo termine, da collocare sui mercati finanziari.
Talmente vasta è stata la disapplicazione di questa parte della costituzione che, deficit dopo deficit, lo stock del debito pubblico italiano è diventato imponente. Il servizio di questo debito risulta così costoso, soprattutto in presenza di alti tassi di interesse, da condizionare negativamente e pesantemente non solo l' economia del nostro paese ma anche la vita stessa delle sue istituzioni democratiche.
Si può legittimamente parlare di un vero e proprio tradimento della costituzione, che risale agli anni Sessanta del secolo scorso.
Oggi i diretti eredi delle forze politiche che, come si ricava da questo studio della Banca d' Italia, più hanno contribuito a devastare la finanza pubblica italiana sono spesso i più impegnati a denunciare attuali vere o presunte violazioni della costituzione stessa. Ma le responsabilità di chi ha posto le premesse delle attuali difficoltà finanziarie sono ormai chiare.




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