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giovedì 22 settembre 2011

Tocqueville. La religione nei suoi propri limiti.





Papa Benedetto XVI è oggi nella sua patria, la Germania. E' lì per riportare al centro dell'attenzione Dio e la fede cristiana, temi offuscati dallo scandalo dei sacerdoti pedofili.
Religione cristiana e libertà. Il potente processo di secolarizzazione in atto allontana dai cuori e dalle menti una relazione che i grandi precursori del liberalismo contemporaneo indicarono con chiarezza e che le bandiere delle più antiche e solide democrazie europee manifestano esponendo la croce.
Durante la cerimonia di benvenuto nella residenza ufficiale del presidente della Repubblica Federale Tedesca il papa ha detto: "Come la religione ha bisogno della libertà, così anche la libertà ha bisogno della religione". Parole che Tocqueville avrebbe certamente sottoscritto.
Fu proprio il grande francese, infatti, nella Democrazia in America (Libro Terzo, Parte Prima, Capitolo Quinto) ad affermare: "Per parte mia non credo che l'uomo possa mai sopportare insieme una completa indipendenza religiosa e un'intera libertà politica e sono portato a pensare che, se egli non ha fede, bisogna che serva e, se è libero, che creda".
Ma nelle stesse pagine scrisse anche:

"Ho fatto vedere come nei tempi di civiltà e di eguaglianza lo spirito umano non accetti volentieri credenze dogmatiche e ne senta il bisogno solo in fatto di religione. Ciò indica anzitutto che in questi secoli le religioni devono mantenersi più discretamente nei loro limiti senza cercare di uscirne poiché volendo estendere il loro potere fuori del campo strettamente religioso, rischiano di non essere credute in alcun campo. Esse debbono, dunque, tracciare con cura il circolo in cui pretendono fermare lo spirito umano e lasciarlo interamente libero di sè fuori di esso".

Non si tratta certo di limitare all'ambito privato il fenomeno religioso. E' anzi necessario favorirne la dimensione pubblica. Il presidente degli Stati Uniti giura sulla Bibbia, secondo regole e tradizioni che tale dimensione pubblica accolgono. Si tratta piuttosto di distinguere le religioni secondo i loro contenuti. Prosegue Tocqueville:

"....nel Corano non solo dottrine religiose, ma anche massime politiche, leggi civili e criminali e teorie scientifiche. Il Vangelo, invece, parla solo dei rapporti generali degli uomini con Dio e fra loro. Al di fuori di questo non insegna nulla e non obbliga a credere nulla. Questo soltanto, fra mille altre ragioni, basta a mostrare che la prima di quelle due religioni non può dominare a lungo in tempi di civiltà e di democrazia, mentre la seconda è destinata a regnare anche in quei secoli come in tutti gli altri".

Al cristianesimo, per recuperare la sua storica relazione con la libertà civile, basta essere veramente se stesso, conservando e se necessario ripristinando il ruolo centrale di Fede, Rivelazione e Tradizione. Bisogna evitare di costringerlo nelle pastoie di un razionalismo astratto ed acritico, di introdurre a forza nel suo patrimonio dogmatico filosofie soltanto umane, di trarne dottrine sociali elaborate con le migliori intenzioni ma destinate a restare vitali solo nel nucleo che recepisce direttamente la morale rivelata.
In questo modo l'uomo contemporaneo è chiamato a rinunciare alla sua ragione critica? No! Proprio questa, demolendo gli "assoluti terrestri", apre spazi alla Fede e alla Rivelazione, rende ragionevole credere, delegittima la presunzione dell'uomo stesso di riuscire a cogliere il bene e il male con le sole proprie risorse, arrogandosi le prerogative di Dio.

"Ho la nettissima impressione che tutta la materia sia troppo profonda per l'intelletto umano. Un cane potrebbe speculare altrettanto bene sulla mente di Newton".
Questo uomo fallibile, che probabilmente non riuscirà nemmeno a conoscere l'intima struttura della natura, può sostituirsi a Dio? Può conquistare e conservare la propria libertà senza Dio?




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