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mercoledì 14 dicembre 2011

Annuario SIPRI 2011. I numeri della guerra e della pace.

E' disponibile in pdf una sintesi del SIPRI Yearbook 2011. L'edizione italiana è a cura di Stefano Ruzza. Lo Stockholm International Peace Research Institute, fondato nel 1966, è "un istituto internazionale indipendente impegnato in ricerche nel settore dei conflitti, degli armamenti, del loro controllo e del disarmo".
Dal documento emerge un quadro in preoccupante evoluzione. In evidenza " tre questioni che hanno segnato la sfera della sicurezza negli ultimi anni: l’intensificarsi dell’influenza di fattori non-statali; l’emergere di potenze globali e regionali; una crescente inefficienza, incertezza e debolezza delle istituzioni".
"La sicurezza del mondo sta diventando più dinamica, complessa e transnazionale per effetto del crescente flusso di informazioni, individui, capitali e beni". Sempre maggiore è l'importanza regionale e globale degli attori non-stato e quasi-stato, mentre l'ampiezza del ruolo delle nuove potenze pone il problema di una loro equilibrata integrazione in istituzioni internazionali come il Consiglio di sicurezza dell'ONU e il G20.
E' significativo che nel decennio 2001-10, 2007 escluso, ogni anno i conflitti per il governo siano stati più numerosi di quelli per il territorio. In tale decennio solo 2 conflitti su 29 sono stati interstatali.
Vengono sottolineati la fragilità del consenso su principi, scopi e metodi delle missioni di pace, la loro sovraestensione e l'indebolimento del sostegno politico.
La crisi economica non ha impedito l'aumento delle spese militari, tranne in Europa. Nel 2010 gli USA hanno raggiunto il 43% del totale. Protagoniste le nuove potenze Cina, India e Brasile con Russia, Sud Africa e Turchia, anche se mai l'incremento è stato maggiore di quello del PIL.
Da segnalare la spesa militare italiana stimata dal SIPRI: 37 miliardi di dollari, di poco inferiore ai 45,2 della Germania. Una somma ragguardevole, ma la cui effettiva portata può essere compresa soltanto precisando la parte destinata al personale. Del resto quando gli investimenti cadono al di sotto di un livello minimo lo strumento militare diventa inservibile ed il denaro speso è sperperato.
Dal 2006 al 2010 i trasferimenti internazionali degli armamenti convenzionali maggiori sono cresciuti del 24% rispetto al periodo 2001 - 2005. Stati Uniti e Russia sono i maggiori esportatori. India in testa tra gli importatori, seguita dalla Cina.
Infine le armi nucleari: più di 20.500, di cui più di 5.000 dispiegate e pronte all'uso. Certamente in possesso di tali armi otto paesi: USA, Russia, Francia, Regno Unito, Cina, India, Pakistan e Israele.





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