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sabato 11 febbraio 2012

Il successo di Newton. Il pericoloso fascino della scienza trionfante.

Isaac Newton

E' diffusa la consapevolezza della immensa influenza che la scienza esercita sulla vita umana aprendo la via a nuovi prodotti e processi produttivi. Si riflette invece troppo poco sulle relazioni tra l'impresa scientifica e il clima intellettuale e politico. Il successo straordinario di alcuni programmi di ricerca scientifici, le teorie di Newton, Darwin e Einstein, ha contribuito potentemente a mutare visioni morali e politiche e quindi il corso stesso della storia. Una migliore conoscenza della storia della scienza ed una più attenta considerazione della portata dell'impresa scientifica sono oggi più che mai indispensabili.
La meccanica celeste newtoniana ha rappresentato il primo programma di ricerca capace di conseguire un successo imponente ed assoluto. La sua divulgazione in termini agiografici ha trasfigurato Newton costruendo il mito dello scienziato illuminista e positivista.
Imre Lakatos ha fornito una efficace sintesi di questi sviluppi (La metodologia dei programmi di ricerca scientifici, 2001, pag. 278):

"L'influenza del successo newtoniano raggiunse anche il pensiero politico".

"La lotta per il riconoscimento della meccanica celeste di Newton come episteme prese un certo tempo; ma, quando ciò accadde, l'intero clima intellettuale subì un tremendo mutamento. Buona parte del pensiero del del diciottesimo secolo fu determinato dai due principali eventi del secolo precedente, i cui effetti furono contrastanti. Il primo fu costituito dalle terribili sofferenze e dal caos creati dalla guerra fra cattolici e protestanti. Il secondo dalle scoperte di Newton. La reazione al primo evento fu un tollerante illuminismo scettico: non c'era modo di ottenere la verità dimostrata sulle questioni più importanti, quindi chiunque doveva aver diritto alle proprie credenze. Il più noto esponente di questa posizione fu Bayle. La reazione al secondo evento fu un intollerante illuminismo dogmatico: la luce della scienza - che andava estesa a tutti i domini della conoscenza umana - doveva scacciare le tenebre pre-newtoniane e anche le tenebre della Chiesa. Il leader di questo movimento fu il newtoniano Voltaire. L'influenza di questo intollerante illuminismo dogmatico superò ben presto quella della sua controparte scettica e tollerante e generò le idee della democrazia totalitaria."

Ma il trionfo conseguito dalle teorie di Newton influenzò profondamente anche Kant. Sul tema le lucide considerazioni di Karl Popper (Congetture e confutazioni, 2000, pagg. 161 e 162):

"Forse è difficile per degli intellettuali dei giorni nostri, avvezzi e assuefatti di fronte allo spettacolo dei successi scientifici, comprendere quel che significava la teoria newtoniana, non solo per Kant ma per qualunque pensatore del diciottesimo secolo".

"In un tempo come il nostro, in cui le teorie vanno e vengono come gli autobus a Piccadilly, e ogni scolaro ha sentito dire che Newton è stato da tempo sostituito da Einstein, è difficile riprovare il senso di persuasione, esultanza e liberazione che la teoria newtoniana ispirava. Nella storia del pensiero era accaduto un evento unico, per sempre irripetibile: la prima e definitiva scoperta della verità assoluta intorno all'universo. Un antico sogno si era avverato. L'umanità aveva conseguito la conoscenza, reale, certa, indubitabile e dimostrabile - scientia o episteme divina, e non meramente doxa, opinione umana.
Per Kant, dunque, la teoria newtoniana era semplicemente vera, e la credenza nella sua verità restò intatta per un secolo dopo la sua morte"

Popper sottolineò il ruolo rivoluzionario delle teorie di Einstein (op. cit., pag. 52):

"... può apparire strano che nella sua filosofia della scienza Kant non abbia adottato lo stesso atteggiamento del razionalismo critico, la ricerca critica dell'errore. Sono certo che solo l'accettazione della cosmologia di Newton come autorità - risultato del successo quasi incredibile nel superare i controlli più severi - impedì a Kant di farlo. Se questa interpretazione è corretta, allora il razionalismo critico, e anche l'empirismo critico da me sostenuto, non è altro che il tocco ultimo apportato alla filosofia critica di Kant. E ciò fu reso possibile da Einstein, il quale ci insegnò che, nonostante il suo schiacciante successo, la teoria di Newton può anche essere errata".

La rivoluzione scientifica realizzata dal fisico tedesco determinò in larga misura l'incisiva revisione dell'idea di scienza che ha segnato la migliore filosofia contemporanea. Ancora il grande filosofo austriaco sugli effetti della rivoluzione einsteiniana (Karl POPPER, La ricerca non ha fine, 1978, pag. 85):

"L'elemento decisivo in tutto questo, il carattere ipotetico di tutte le teorie scientifiche, mi appariva chiaramente come una conseguenza del tutto naturale della rivoluzione einsteiniana, che aveva dimostrato che nemmeno una teoria controllata col massimo successo, come la teoria di Newton, poteva essere considerata più che un'ipotesi, un'approssimazione alla verità".

Anche la portata extrascientifica del successo della teoria dell'evoluzione di Darwin merita una approfondita analisi. Sull'argomento ha scritto brillantemente il biologo e paleontologo statunitense Stephen Jay Gould.

Resta da biasimare l'involuzione che caratterizza il dibattito pubblico contemporaneo sulla scienza in Italia. Le opere divulgative di noti matematici, astrofisici e biologi bene in vista sugli scaffali delle librerie troppo spesso ripropongono la visione della scienza sostanzialmente dogmatica e intollerante criticata con successo dai grandi filosofi della scienza della seconda metà del Novecento (Popper, Lakatos, Kuhn, Feyerabend). Un regresso da indagare con attenzione, sottolineando il ruolo delle passioni politico-ideologiche.





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