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giovedì 12 luglio 2012

Con Arthur Koestler tra le due Guerre mondiali.



Non raramente l'attuale crisi economica viene paragonata alla Grande depressione che ha seguito il crollo di Wall Street del 1929. Pare difficile individuare somiglianze davvero importanti. Basti confrontare la chiusura delle economie nazionali e coloniali in quegli anni ormai lontani con la cosiddetta globalizzazione che pone oggi in competizione le imprese e le economie di tutto il mondo.
Analogie meno evanescenti si rilevano qualora si indaghino i sentimenti diffusi, l'opinione pubblica e la visione degli intellettuali. Gli anni tra le due Guerre mondiali hanno visto l'affermazione dei grandi totalitarismi del Novecento. Oggi non si vedono neppure all'orizzonte giganteschi movimenti organizzati di questo tipo, ma si coglie qualcosa del clima che consentì tale affermazione. Simili sono il disprezzo per il parlamentarismo e le istituzioni della democrazia rappresentativa, l'inquietudine mobilitante, la miope difesa di interessi particolari.
Un grande testimone del periodo tra le due Guerre mondiali è stato Arthur Koestler. Nato in Ungheria nel 1905 da genitori ebrei, a Vienna frequentò  il Politecnico e aderì al sionismo. Nel 1926 partì per la Palestina senza aver conseguito la laurea. Qui lavorò in un kibbutz e iniziò una fortunata carriera giornalistica come corrispondente dal Medio Oriente di un grande gruppo editoriale tedesco. Nel 1929 fu corrispondente da Parigi. Dal 1930 al 1932 lavorò a Berlino. L'adesione al movimento comunista determinò la  fine dei suoi rapporti con la grande stampa tedesca. 
Nel 1932-33 viaggiò a lungo in Unione Sovietica. Nel 1936-37 seguì in Spagna la guerra civile come giornalista. Imprigionato dai franchisti, sfuggì alla morte grazie all'intervento inglese. Nel 1938 lasciò il partito comunista. Internato in Francia, nel 1940 passò in Inghilterra. Qui si arruolò nell'esercito inglese e iniziò una nuova brillante attività di scrittore e giornalista. Nel dopoguerra condusse una intensa battaglia anticomunista e a difesa dei diritti civili, dedicandosi infine a studi di filosofia e storia della scienza.
Famoso per i suoi romanzi, tra cui il notissimo Buio a mezzogiorno, scrisse libri autobiografici fondamentali per la comprensione degli anni tra le due Guerre mondiali. Freccia nell'azzurro, per gli anni dal 1905 al 1931, e La Scrittura invisibile, fino al 1940, rappresentano testimonianze lucide e coinvolgenti di vicende tragiche, di una conversione seguita da una disillusione esemplari in un'epoca di passioni politiche totalizzanti. Di queste grandi opere autobiografiche esiste un'ottima edizione italiana che risale agli inizi degli anni Novanta. Si tratta di libri, ancora reperibili nelle librerie in rete, notevoli per la brillantezza della scrittura, tanto da risultare consigliabili a tutti.

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