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giovedì 22 novembre 2012

L' esplosione.



In un editoriale sul Corriere della Sera del 20 novembre 2012 il professor Giovanni Sartori, con la franchezza che la fama, l'autorevolezza e l'età gli consentono, denuncia la situazione potenzialmente esplosiva in cui versa la società italiana.

"Se manca il lavoro, chi deve rimediare? Sembra ovvio: lo Stato. Ma lo Stato è già, di per sé, un colossale datore di lavoro. È anche, purtroppo, un cattivo datore di lavoro che spende male, che spende troppo e che, almeno da noi, è intriso di corruzione mafiosa e privata. Anche così è bene che l'opinione pubblica si renda conto della mole di spese che lo Stato deve oggi affrontare".

"Come si vede, lo Stato di costi e di incombenze ne ha. E quando ha pagato gli interessi sui suoi sprovveduti debiti si ritrova senza un copeco in cassa".

"Come si vede, lo Stato ha già di per sé moltissimo da fare e da spendere. Ed è bene che si fermi nell'ambito che ho appena ricordato e che lasci libera la massa di persone che sono o che dovrebbero essere addette alla produzione di beni, nonché dei servizi non serviti dallo Stato".

"...tutte le insurrezioni, tutte le rivolte, presuppongono uno stato di privazione relativa nel quale chi teme una ricaduta nella miseria si ribella. Che poi le ribellioni risolvano i problemi non è detto. Ma intanto avvengono, e non possono essere ignorate".

"In questa situazione una società libera rischia di esplodere e di sfasciarsi".

Questo stato grosso, non grande, è incapace di fronteggiare i gravi problemi che assillano i suoi cittadini, soprattutto più giovani. Tale grosso apparato pubblico spende oggi in Italia 800 miliardi, più della metà del PIL, svolge male i suoi compiti essenziali e soffoca con il suo peso l'impresa ed il lavoro. Da molti decenni è violato il principio fondamentale il cui rispetto rende sostenibile ed efficiente la pubblica amministrazione, quello di sussidiarietà: il potere pubblico deve svolgere soltanto le attività che i privati in forma individuale o associata non riescono a compiere, deve assistere solo chi non può soddisfare da sé i propri bisogni fondamentali.
Questo principio si trova già abbozzato ne La ricchezza delle nazioni di Adam Smith, uno dei grandi precursori del liberalismo:

 " Al primo dovere del sovrano, quello di proteggere la società dalla violenza e dall'aggressione di altre società indipendenti, si può adempiere solo per mezzo di una forza militare."

"Il secondo dovere del sovrano, quello di proteggere, per quanto possibile, ogni membro della società dall'ingiustizia e dall'oppressione di ogni altro membro della società stessa, cioè il dovere di instaurare un'esatta amministrazione della giustizia".

"Il terzo e ultimo dovere del sovrano o della repubblica è quello di erigere e conservare quelle pubbliche istituzioni e quelle opere pubbliche che, per quanto estremamente utili a una grande società, sono però di natura tale che il profitto non potrebbe mai rimborsarne la spesa a un individuo o a un piccolo numero di individui, sicché non ci si può aspettare che un individuo o un piccolo numero di individui possa erigerle o conservarle...opere e istituzioni di questo genere sono principalmente quelle per facilitare il commercio della società e quelle per promuovere l'istruzione della popolazione" (op. cit., Libro quinto).

Mafia, corruzione e sperpero del denaro pubblico hanno moltiplicato le conseguenze di vizi  strutturali comuni a molte altre società occidentali. Mentre la globalizzazione e la competizione con le turbo economie delle nuove potenze precludono il ricorso a misure graduali. Come ha rilevato Sartori, lo sfascio e la deflagrazione diventano prospettive concrete. Sono indispensabili incisive riforme strutturali che restituiscano al sistema sostenibilità e competitività. Ma se gli individui non riescono a recuperare pazienza, buon senso, autocontrollo e responsabilità tutto può essere perduto. 


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