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sabato 16 novembre 2013

Assicurazione pubblica. Un elefante fuori controllo.




Ludger Schuknecht é il direttore generale della sezione “Politica Fiscale Generale e Politica Finanziaria e Monetaria Internazionale” del Ministero delle Finanze tedesco. Si deve a lui una brillante analisi della struttura, della portata e della sostenibilità del welfare che contraddistingue ormai quasi tutte le democrazie occidentali, oggi facilmente  reperibile per iniziativa dell' Istituto Bruno Leoni.
Scrive Schuknecht:

" Pochi osservatori hanno riconosciuto che l’impegno per la sicurezza sociale, la stabilizzazione della domanda e i nuovi tipi di assicurazione pubblica è stato superiore a quanto il governo fosse in grado di sostenere, mettendo così in pericolo la stabilità fiscale e monetaria a livello nazionale e globale (Rother et al., 2010). Pochi, forse nessuno, hanno saputo vedere nel ruolo dell’assicurazione pubblica la radice dell’attuale crisi fiscale e sovrana".
"Oggi, nella maggior parte delle economie avanzate, le assicurazioni sociali assorbono circa il 60% della spesa pubblica".

"Con l’imporsi di politiche keynesiane, l’assicurazione pubblica è stata estesa per “stabilizzare” la domanda aggregata. In base a questo concetto, recentemente applicato anche oltre i confini nazionali, i Paesi con “carenze di domanda” adottano misure di stimolo coordinate per sostenere la domanda, non solo in patria ma anche all’estero".

"Il ruolo crescente dell’assicurazione pubblica è strettamente legato all’enorme espansione dello Stato nell’ultimo secolo e mezzo: la spesa pubblica è aumentata di almeno quattro volte, superando il 40%, o addirittura il 50%, del PIL nei Paesi più industrializzati".

"Negli ultimi anni, solo pochi Paesi possono ancora vantare rapporti di spesa pubblica prossimi alle medie degli Stati avanzati del 1960. Solamente Svizzera, Australia e Nuova Zelanda hanno mantenuto un’incidenza della spesa pubblica pari a circa il 35% del PIL. E anche la spesa di questi governi è significativamente superiore a quella dei concorrenti asiatici, come la Corea o Singapore. In queste nazioni fiorenti, la spesa pubblica è pari a solo a un quinto o un quarto della produzione economica".
"...le dinamiche economie dell’Asia presentano settori pubblici che sono in genere molto più piccoli rispetto ai Paesi avanzati: la differenza principale è rappresentata dall’inferiore spesa per l’assicurazione sociale".

Si tratta di una coraggiosa e condivisibile analisi, che davvero mette il dito sulla piaga. Anche in Italia ben più della metà della spesa pubblica è costituita dalla spesa sociale. E' del tutto illusoria ogni ipotesi di diminuzione della pressione fiscale che non abbia come necessaria premessa la ristrutturazione di tale spesa sociale. Una incisiva sua riforma secondo il principio di sussidiarietà determinerebbe anche un netto aumento della produttività e della qualità dei servizi.
Politici e protagonisti dei media devono presentare con chiarezza questa situazione agli elettori, accompagnando l' amaro calice con una evidente rinuncia a insopportabili privilegi, nella consapevolezza che questa rappresenta l' ultima possibilità di riabilitazione.


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