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venerdì 30 gennaio 2015

QE europeo tra speranze e realtà.




Grandi applausi per le recenti misure della Banca centrale europea che danno corpo a un programma di acquisto di titoli diretto a incrementare la liquidità. Un consenso pressoché generale al quale deve seguire un esame attento e critico. Non mancano analisi fuori del coro:


Michele Boldrin su noiseFromAmeriKa.org del 26 gennaio 2015:

"... chi spera che il QE riporterà l'Europa sul sentiero della crescita economica duratura si illude. Rebus sic stantibus non mi aspetto neanche la breve fiammata che la "Abenomics" generò a suo tempo in Giappone. È una mossa politica, utile a gestire il trio Iglesias-Renzi-Tsipras durante il 2015-2016, oltre che a tentare, una volta ancora, di forzare le oramai inqualificabili elite politiche di buona parte dell'area Euro ad ammettere le loro responsabilità in questa stagnazione infinita. La cagnara mediatica della scorsa settimana ha, anch'essa, puri fini politici: creare le condizioni perché i paesi europei ricomincino a indebitarsi a go-go e si scordino persino di parlare di riforme. E questo temo sia il rischio peggiore".

"... tutta l'esperienza a disposizione (oltre che la teoria economica) insegnano che puoi ridurre fin che vuoi i tassi sul debito pubblico: se le prospettive di rendimento sugli investimenti privati sono deboli, ed il rischio di credito bancario permane, per quanta liquidità la BCE metta loro in cassaforte comprandone i titoli in portafoglio, banche scarsamente capitalizzate non correranno di certo a prestare ad aziende con povere prospettive di profitti. In altre parole: ciò che conta sono i rendimenti attesi sugli investimenti privati e questi migliorano se e solo se cambia la produttività, l'innovazione e l'efficienza dell'economia reale oltre che, ovviamente, la capitalizzazione del sistema bancario. Nessuno di questi fattori potrà essere influenzato in modo significativo dal QE della BCE. Dopodiché ognuno può farsi tutte le fantasie che vuole sull'elasticità della domanda/offerta di credito privato ai tassi d'interesse, ma fantasie sono e fantasie rimangono".

"...se qualcuno mi chiedesse quale possa essere l'effetto più evidente del QE della BCE scommetterei su una crescita dei corsi azionari e delle obbligazioni europee oltre che, con i caveat enunciati sopra, una ripresa della spesa pubblica a debito nei paesi mediterranei, Italia in testa. Che questi due probabili effetti siano ciò di cui abbiamo bisogno per mettere fine all'eterna recessione europea mi permetto, oggi come dieci o venti anni fa, di dubitarlo".


Christopher Whalen su The National Interest del 25 gennaio 2015:

"But the only problem is that all of these QE programs by the Fed and ECB, and also the Bank of Japan, do not really address the core problems facing the industrial nations—too little growth measured in jobs and consumer income, and too much debt".

"Ultimately, the ECB bond purchase program is a desperate effort to stave off the day of economic reckoning in Europe via inflation and currency devaluation".

"...Washington, like the EU, prints money and accumulates ever more debt, effecting a vast transfer of wealth from savers to debtors".


 Su The National Interest del 27 gennaio 2015 Jay Zawatsky:

"It is not a surfeit of credit (i.e., bank liquidity sourced from central banks) that causes good loans to be made by commercial banks. Good loans, by definition, can be made only when borrowers are able to use credit to build or purchase assets that enhance profitability, creating free cash flow with which the loans can be serviced and ultimately repaid. But a surfeit of credit, particularly credit in the hundreds of billions, shot out of central bank QE fire hoses, facilitates bad loans—and lots of them. These bad loans, or what F.A. Hayek would call “malinvestments,” ultimately result in credit bubbles that burst and wreck the economy". 

"consumers and nonfinancial private-sector firms do not borrow simply because rates are low. In order to borrow, rational real businesses and rational real consumers must believe that they will be able to repay any credit they assume. In the case of businesses, they have to see the market for their goods or services as stable and likely to increase in the short to medium term. As for consumers, they have to believe that they have job security and the possibility of wage increases in the short to medium term".

"...as national debts all over the “developed world” continue to increase, and as domestic economies fail to grow, and as the value (i.e., the purchasing power and investment power) of savings continues to decline, the public finally understands that QE serves only to enhance the divide between the uber-rich and the struggling middle class and those struggling to reach the middle class".

Gli osservatori più avveduti rilevano la bolla di speranze e illusioni che sta crescendo a dismisura. Difficilmente la propaganda dei grandi debitori e speculatori riuscirà ad evitarne lo scoppio. Perchè il QE non incide apprezzabilmente sui reali fattori di crescita: investimenti privati, conoscenze tecnico-scientifiche e matematiche (capitale  umano), pressione fiscale, istituzioni economiche e stimoli all'impegno individuale.
Per essere buoni consumatori bisogna essere buoni produttori. La bacchetta magica di Draghi non basterà a fermare il declino della struttura produttiva.


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