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sabato 21 marzo 2015

Netanyahu. La pace era già impossibile prima della sua vittoria.




Da La Stampa del 19 marzo2015:

"Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha oggi affermato di non volere «una soluzione con uno Stato» per il conflitto israelo-palestinese, «io voglio una soluzione con due Stati pacifica e sostenibile, ma per questo - ha detto in un’intervista a Msnbc - le circostanze devono cambiare».

«Non ho cambiato politica», ha affermato il premier israeliano, spiegando che «ciò che è cambiata è la realtà. Abu Mazen, il leader palestinese, rifiuta di riconoscere lo stato ebraico» e si è alleato con Hamas, che «invoca la distruzione dello stato ebraico, e ogni territorio che viene lasciato libero in Medio Oriente viene conquistato da forze islamiche». «Noi vogliamo - ha continuato - che questo cambi, così che si possa realizzare una visione di pace sostenibile»".

La recente imprevista vittoria elettorale di Netanyahu è stata duramente commentata da molti analisti. Ma davvero tale vittoria ha compromesso le prospettive di pace tra Israele e Palestinesi? No, semplicemente perchè la pace in Palestina era già prima impossibile.
Nessun leader israeliano può consentire che Israele cessi di essere la patria degli Ebrei, nemmeno in via di fatto accettando il ritorno nel suo territorio dei Palestinesi fuoriusciti e dei loro discendenti. In questa ipotesi infatti il diverso tasso di natalità metterebbe lo stato ebraico nelle mani dei cittadini di origine palestinese entro pochi decenni. Mentre nessun capo palestinese  può permettere il definitivo passaggio alla sovranità di Israele di territori che sono stati musulmani e rinunciare al ritorno entro i confini  israeliani dei profughi palestinesi e delle loro famiglie.
Con queste premesse la pace è impossibile. Quando ormai settanta anni fa le grandi potenze hanno accettato che i nazionalisti ebrei costituissero uno stato ebraico in Palestina hanno commesso un grande errore. Ogni nazionalismo è perverso e pericoloso, soprattutto quando produce controversie incomponibili. Agli Ebrei doveva essere garantita la piena cittadinanza nei paesi di origine. I crimini nazisti dovevano essere per quanto possibile riparati cancellando l'antisemitismo in ogni angolo della terra.
Ma ormai molti decenni sono passati. Generazioni di israeliani hanno legato la loro vita a quel paese. Israele è la sola libera democrazia della regione e rappresenta l'unico genuino baluardo contro il fondamentalismo islamico in armi. Ogni concessione imposta a Israele costituisce un vantaggio per l'Islam radicale. Teniamoci dunque Netanyahu, la cui politica è priva di alternative realmente praticabili.


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