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venerdì 22 maggio 2015

Medio Oriente. Il fallimento è di Obama.



 


Sul Corriere della Sera del 22 maggio 2015 Massimo Gaggi dà conto del disastro che si sta compiendo in Medio Oriente:

"Non si tratta solo della scarsa efficacia di una strategia basata su attacchi dal cielo condotti prevalentemente coi droni: la caduta di Palmira in Siria e, ancor più, quella di Ramadi in Iraq, sono il termometro di un fallimento ben più vasto...".

L'avanzata di ISIS non viene adeguatamente fronteggiata e non si arresta. Gaggi così prosegue:
"... adesso per l’Iraq, anche al di fuori dei circoli repubblicani, si comincia a parlare apertamente di strategia fallimentare di due presidenti. Certo, Obama aveva ereditato da Bush una situazione impossibile a Bagdad: l’invasione del 2003 aveva eliminato Saddam Hussein e la sua classe dirigente sunnita senza riuscire a costruire, come da promesse, uno Stato democratico e multietnico. Il presidente democratico ha, in diversi modi, cercato il disimpegno. Lo ha fatto ritirando i soldati dal Paese, responsabilizzando la nuova dirigenza locale, favorendo un ricambio al vertice quando il regime di Al Maliki è divenuto apertamente filo-iraniano, rendendo così impossibile il dialogo con i sunniti". 

E' falso che Obama abbia ereditato da Bush una situazione impossibile a Bagdad. Nel gennaio 2007 Bush nominò il generale David Petraeus comandante delle forze Usa in Iraq, con l'incarico di aumentare le truppe statunitensi nel territorio e di prenderne il controllo. In realtà il "surge" iraqeno sotto il comando di Petraeus ebbe successo e Bush consegnò a Obama un Iraq sulla via della pacificazione.
Il disastro di oggi nasce proprio dal rovesciamento della linea Bush realizzato da Obama con un ritiro rapido ed improvvisato dal paese. Allo stesso Obama si deve il successivo fallimentare "surge" USA in Afghanistan. L'attuale presidente ha dunque gravissime responsabilità. Ma chi nei media occidentali l'ha sostenuto con una martellante propaganda tali responsabilità condivide.

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