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domenica 3 gennaio 2016

Primarie repubblicane USA: Cruz sì, Trump no.




L'occupazione USA nel 2015 è rimasta ferma poco sopra il 59%, ben lontana dai livelli raggiunti prima della crisi. I problemi della società e dell'economia statunitensi determinano in una larga parte dell'elettorato il desiderio di un svolta. Anche a molti giovani il messaggio di cambiamento proveniente dall'area più conservatrice e lontana dall'establishment del partito repubblicano pare una risposta realistica e di buon senso alle attese e alle difficoltà.
Queste sono le premesse da cui partono Ted Cruz e Donald Trump nella corsa alla candidatura repubblicana in vista delle prossime elezioni presidenziali. Donald Trump è un ricco imprenditore di New York, attivo sprattutto nei settori immobiliare, alberghiero e turistico. Ormai da dieci anni sostiene il partito repubblicano. Noto al grande pubblico televisivo, punta molto sulla sua personalità. Ted Cruz, avvocato, figlio di un predicatore protestante nato a Cuba, è senatore del Texas. Anche per tali origini gode di un vasto consenso tra gli elettori vicini al Tea Party. Le sue posizioni coerentemente conservatrici e l'avversione per i compromessi gli attirano le simpatie di chi attende un radicale cambio di rotta.
Su Conservative Review del 28 dicembre 2015 Robert Eno riporta una  tagliente opinione sui due candidati:

"The political industrial complex believes deep down that they can negotiate with the author of The Art of the Deal; they know they will lose the levers of power with Ted Cruz".

Il complesso politico industriale pensa di poter trattare con Trump, ma che perderà le leve del potere con Cruz. Di ciò è ben consapevole l'America che vuole un vero rinnovamento.  Per questo Cruz può vincere contro Hillary Clinton, mentre è improbabile un successo di Trump. Per questo la Clinton spera che sia Trump a ottenere la nomination.


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